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Cerebro: La ricerca destinata ai soggetti con malattie del Sistema Nervoso Centrale
Abbiamo intervistato Federica Peci, Ricercatore presso Cerebro srl : La ricerca destinata ai soggetti con malattie del Sistema Nervoso Centrale.
Prima di tutto, come state, lei e la sua famiglia in questa fase dell’emergenza COVID-19?
Federica Peci: Il Covid-19, fortunatamente, non ha colpito nessuno della mia famiglia, né nessuno del team di Cerebro®, e proprio per questo abbiamo continuato a lavorare ancor più di prima.
I professionisti che fanno parte dell’azienda sono stati in prima linea, volontari, per portare la propria professionalità e etica all’interno degli ospedali. La nostra startup, pur occupandosi di Neuroscienze, ha lavorato senza sosta per fare la sua parte in questa emergenza nazionale. Sin da subito, infatti, abbiamo risposto alle esigenze imposte dal decreto Cura Italia mettendo a disposizione le nostre conoscenze e gli strumenti brevettati fino ad ora: abbiamo donato a diversi centri medici i nostri dispositivi generatori di ozono, per la disinfezione e sanificazione tramite questo gas naturale e i responsabili della Ricerca, insieme ai tecnici, hanno messo a punto in pochissimo tempo una Cpap, un apparecchio ventilazione meccanica a pressione positiva continua, grazie alla quale ad alcuni pazienti è stata evitata l’entrata nei reparti di rianimazione.
Nei giorni più bui dell’Italia come quelli che abbiamo passato e che tuttora stiamo vivendo riteniamo che anche, e soprattutto, gli innovatori debbano essere in prima linea e contribuire alla “cura” del Paese. Specialmente poi se l’innovazione che mirano ad apportare è, per l’appunto, in campo terapeutico.
Ci parli di lei, della sua carriera e di come nasce questa idea imprenditoriale.
Federica Peci: Sono una Psicologa a indirizzo Neuroscienze, esperta dell’area neuropsicologica, ho fondato la startup Cerebro® nel 2018. Non avrei potuto fare altro nella vita se non trovare una specializzazione che potesse unire il mio amore per quest’organo meraviglioso che è il cervello, con il lato umano ed empatico della relazione con il paziente.
Il progetto Cerebro® è nato proprio da questo, dallo sguardo sul paziente e in particolare su quello che non riesce a ottenere un miglioramento sulla qualità della vita dalle terapie standard. Quello per cui non sembra più esserci una soluzione. Con la startup io e il mio team, costituito da medici, infermieri, biologi, fisioterapisti, ingegneri, portiamo avanti, invece, il progetto di trovarla, e apportare un nuovo approccio in campo terapeutico, oggi troppo spesso irrigidito in protocolli. Insieme noi di Cerebro®, partendo da modelli riabilitativi scientificamente condivisi, cerchiamo di perfezionarli in modo “sartoriale” sui pazienti. Il nostro slogan è “avere cura dell’uomo” ed è a questo che guardiamo per studiare l’approccio riabilitativo più adatto nel nostro ambito, quello delle biotecnologie in Neuroscienze.
Come innova Cerebro?
Federica Peci: L’innovazione sta proprio qui: nel non fermarsi alle procedure riabilitative standard, in presenza di patologie che riguardano il cervello, ma di utilizzare tutto il patrimonio di conoscenze neuroscientifiche a cui siamo giunti finora e tutti gli strumenti all’avanguardia che ci consentono oggi di migliorare le funzioni cerebrali dei pazienti.
Questo lo facciamo anche, e soprattutto, attraverso gli strumenti biotecnologici che noi stessi mettiamo a punto. Per ogni dispositivo ci occupiamo della progettazione, della messa in produzione e della commercializzazione, fino alla formazione all’uso per gli operatori sanitari. Oltre alle macchine per l’ozono, che abbiamo progettato in tre taglie (per la sanificazione delle aziende, a uso domestico e la versione mini, a uso personale), al dispositivo di Pressione positiva continua delle vie aeree di cui abbiamo parlato, l’innovazione da noi passa anche dalla Nir, nostro fiore all’occhiello. La Nir è un caschetto a 256 led che, attraverso la fotobiomodulazione, è in grado di stimolare l’attività neuronale e migliorare le funzioni cerebrali. È una tecnologia di cui siamo molto orgogliosi perché ci ha dato grandi risultati, migliorando la qualità della vita a persone con disturbi del tutto diversi tra loro, ma con un grande processo cerebrale in comune, cioè la neuroinfiammazione. L’ambito di applicazione di questo casco è vastissimo: si va dal trauma cranico, ictus, disturbi del sonno, emicrania cronica, disturbi depressivi, di memoria e perfino in ambito sportivo, dove si è visto che la nostra Nir contribuisce ad abbassare i livelli di rischio dell’attività e migliorare il recupero post sforzo.
In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito Cerebro?
Federica Peci: Abbiamo detto che il virus non ha contagiato nessuno a noi vicino ma ciò non significa che non ci abbia “colpiti”.
È stato un duro colpo anche per la mia startup perché nessuna struttura durante il lockdown aveva la possibilità di investire nelle nostre innovazioni e poi perché da vincitori del Premio Leonardo 2019 aspettavamo lo spazio che ci era stato assegnato all’ex area Expo, la “cittadella dell’innovazione” come viene chiamata, dove doveva essere inaugurato la nostra Unità di Ricerca avanzata già ad aprile scorso. La pandemia ha fatto slittare la data ad aprile 2021 (e temiamo che la faccia slittare ancora).
Avete dovuto prendere decisioni difficili? Come state affrontando questa crisi e quali sono le lezioni apprese?
Federica Peci: Lo stop ha comportato il dover ripensare la direzione. Eravamo pronti ad aprire le porte di un’eccellenza riabilitativa e abbiamo dovuto resettare il progetto. Ma penso che essere innovatori significhi anche sapersi adattare alle situazioni, seppur difficili. D’altronde gli innovators, per essere tali, devono avere più di tutto una grande capacità di resilienza, insieme, naturalmente, a generose dosi di intuito e ambizione. Così, in attesa dell’apertura del centro di ricerca all’interno del MIND, abbiamo spostato tutto nella nostra sede milanese, durante il lockdown ci siamo concentrati sulla divulgazione, facendo webinar informativi per continuare a farci conoscere e far conoscere le neuroscienze alle persone e abbiamo puntato alla costituzione di una rete nazionale di centri che, adeguatamente formati, utilizzano gli strumenti riabilitativi che abbiamo realizzato.
Per quanto riguarda il futuro, al momento un nostro dispositivo è in attesa di brevetto e in fasi di “allestimento” ci sono anche altri progetti, primo tra tutti il Mind 4.0, la web tv sul mondo delle Neuroscienze. In una situazione di chiusura ci si riversa sull’on line e abbiamo pensato di sfruttare il web per puntare i riflettori sul nostro mondo, quello delle neuroscienze e della biotecnologia.
Come gestite lo stress e l’ansia in questo periodo di emergenza sanitaria e come proiettate, voi stessi e Cerebro nel futuro?
Federica Peci: La preoccupazione c’è, ancora di più in questi giorni in cui i dati dei contagi continuano ad aumentare, ma ci dà la forza per continuare a svolgere il nostro impegno con più determinazione. Convogliamo stress e ansia in questa direzione: lavorare di più e meglio perché amiamo ciò che facciamo.
Chi sono i vostri competitor e come pensate di superare la concorrenza?
Federica Peci: Il mondo della ricerca scientifica e dell’innovazione credo non abbia veri “competitor”, non a caso si dice “comunità scientifica”. Tuttavia siamo consapevoli di essere dei professionisti sanitari che, a differenza di altri, conoscono bene il destinatario finale delle nostre metodiche innovative, ovvero il cervello.
Le sue considerazioni finali su questa emergenza?
Federica Peci: Gli aspetti negativi, ahimè, li abbiamo vissuti tutti sulla nostra pelle, mi concentro quindi su quelli positivi. La pandemia a mio avviso ha avuto più di tutti un risvolto positivo: tornare a far capire l’importanza della scienza e della ricerca e di quanto tutto questo non sia affatto lontano dalla nostra vita quotidiana, ma al contrario in una relazione di stretta dipendenza e di quanto, quindi, valga la pena investire in questo mondo (finora poco) e, infine, che prendersi cura di se stessi significa anche farlo degli altri.
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