News
Intervista a Lorenzo Isalberti di Ingemar: Pontili e costruzioni sull’acqua dal 1979
Come state, lei e la sua famiglia?
Lorenzo Isalberti: Fatte salve le limitazioni cui tutti siamo sottoposti dal regime pandemico, nel complesso bene.
Ci parli di lei, della sua carriera e di come nasce questa idea imprenditoriale.
Lorenzo Isalberti: Oggi i prodotti ‘Made in Italy’ di Ingemar sono conosciuti in tutto il mondo, ma quando nel 1979 fu fondata la società, le attività erano prevalentemente orientate alla progettazione delle prime strutture galleggianti, solitamente pontili per piccole barche, ancora largamente sconosciuti nel nostro Paese.
Dopo quella prima breve fase con impegni prettamente progettuali si è passati già all’inizio degli anni ‘80 alla realizzazione dei primi manufatti di serie, concentrando successivamente tutte le attività di produzione nel trevigiano, a Silea, dove la società vantava già rapporti consolidati con il tessuto industriale e alcuni professionisti del settore.
Negli anni ‘90 le nostre competenze erano considerevolmente aumentate e le strutture galleggianti cominciarono a godere di nuova considerazione per diversi motivi. Gli spazi acquei naturali disponibili e protetti erano sostanzialmente esauriti, i movimenti ecologisti si opponevano strenuamente a nuove costruzioni invasive degli ecosistemi marini, le norme ambientali erano in rapida evoluzione ed era rischioso impostare uno sviluppo basato su opere inamovibili. Ma soprattutto, ciò che rendeva complessi nuovi investimenti nelle strutture per il diporto nautico era che le tipologie e le dimensioni delle imbarcazioni stavano mutando rapidamente rendendo spesso obsolete e inadeguate le strutture ricettive: i pontili galleggianti, con le loro caratteristiche di amovibilità e flessibilità per adattarsi a nuove esigenze, risultarono vincenti.
Fu un momento storico caratterizzato da nuove scommesse industriali, sempre più impegnative, che ci portarono nei primi anni 2000 a traferirci in un nuovo, più grande e attrezzato stabilimento, a Casale sul Sile e a proseguire con maggior impegno lo studio e la realizzazione di strutture galleggianti sempre più imponenti, finalizzate ad attenuare il moto ondoso e consentire la creazione di nuovi insediamenti in spazi acquei protetti artificialmente. Dopo anni di studi, ricerche sui materiali e innumerevoli test in acqua, i frangionda Ingemar sono attualmente i più grandi della produzione di serie a livello internazionale: gli elementi modulari, collegabili fra loro per costituire barriere di lunghezze variabili, arrivano a misurare 20x10m, con un peso di ben 185t per elemento!
In 40 anni l’azienda si è trasformata ed oggi è tra le prime in Europa e fra le più conosciute a livello globale e qui, per onor di cronaca e per evidenziarne la flessibilità di progettazione e di costruzione, mi fa piacere ricordare come dal 1992, in occasione del cinquecentenario della scoperta dell’America, Ingemar contribuì a strutturare con piattaforme, banchine e pontili galleggianti il Porto Antico di Genova su progetto dell’Archistar Renzo Piano.
Mi piace anche ricordare come nei primi anni 2000 i nostri tecnici sostituirono il vecchio ponte di barche del Genio Pontieri con un ponte galleggiante smontabile lungo 330 metri che a Venezia unisce le due rive delle Zattere e della Giudecca in occasione della festività del Redentore, una tradizione che risale al 1557 come ex voto della città per la liberazione dalla pestilenza che l’aveva colpita.
Nel 2004 Ingemar si distinse in Grecia con gli impianti sportivi per le Olimpiadi di Atene, dove realizzò tutte le strutture galleggianti per le gare del Centro Olimpico della Vela e del Canottaggio, ad Agios Kosmas e a Schinias-Maratona.
Sul fronte espositivo, parte dal 2005 e prosegue fino ad oggi la collaborazione con il salone Nautico Internazionale di Genova, una delle più grandi superfici espositive galleggianti esistenti, formato da pontili, piattaforme, passerelle e finger che costituiscono la vera peculiarità del Salone.
Negli ultimi 20 anni l’espansione all’estero è proseguita senza sosta, con una quota del fatturato che ha raggiunto il 70% e interventi che dal bacino del Mediterraneo – Grecia, Croazia, Malta, Montecarlo, Tunisia, Slovenia, Corsica, Montenegro – si sono spostati sempre più a Sud-Est, fino a raggiungere e sviluppare importanti progetti nei Paesi del Medio-Oriente: Kuwait, Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Oman. Proprio in questi Paesi si stanno giocando le sfide più importanti e complesse degli ultimi anni, come a Sea City, 100 km a sud di Kuwait City, dove sta sorgendo dal nulla una nuova città da 100.000 abitanti su più di 200 km di nuove coste affacciate su una rete di canali e lagune scavate nel deserto e dotati di più di 33 km di pontili galleggianti Ingemar, oppure in Arabia dove il Gruppo sta completando la rete di attracchi delle basi navali della Marina Militare Saudita.
In Italia una buona parte dei porti turistici, circa un terzo dei censiti annualmente dalla pubblicazione Marina d’Italia, dai piccoli attracchi dei circoli nautici ai grandi marina, sono dotati di strutture galleggianti Ingemar.
Come innova Ingemar?
Lorenzo Isalberti: Le capacità tecniche e la flessibilità progettuale del Gruppo hanno consentito a Ingemar di cimentarsi con successo in una molteplicità di strutture speciali per settori diversi, dai servizi ai trasporti e all’industria, con una diversificazione degli interventi tarati sulle esigenze di grandi gruppi industriali e di enti pubblici quali: Enel, Edison, Pirelli Cavi, Agip Petroli, C.N.R., Marina Militare Italiana e diverse forze navali di altri Paesi. La differenziazione delle nostre proposte in ambiti non strettamente legati al settore della nautica da diporto ha comportato l’esplorazione di uno spettro più ampio di possibili innovazioni tecnologiche, a volte mutuate da esperienze in ambiti diversi (ad es. l’utilizzo di cime di ancoraggio in Dynema© mutuate dalle postazioni petrolifere off-shore) e l’inserimento di nuove capacità professionali all’interno della compagine progettuale, per essere sempre precursori dei tempi in settori merceologici spesso molto diversi fra loro.
Le ultime innovazioni in campo produttivo, che attualmente ci differenziano dai nostri competitors nazionali e internazionali, hanno visto il trasferimento delle nostre produzioni più ingombranti all’esterno dello stabilimento, grazie ad appositi “cantieri mobili” appositamente progettati, che ci hanno consentito di superare molte delle limitazioni logistiche imposte dal periodo pandemico.
In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito Ingemar e come state affrontando questa crisi?
Lorenzo Isalberti: Se per i fermi di attività e le limitazioni ai commerci a livello globale, il 2020 é stato classificato da molti come un “anno da dimenticare”, per Ingemar ha rappresentato sin da subito una grande sfida, che sostenuta da un risultato ancora di segno positivo, l’ha vista destinare importanti risorse per fare proprie le stringenti prescrizioni nazionali e sovranazionali in tema di sicurezza e distanziamento e riorganizzare molte delle fasi del suo processo industriale. Più in particolare le attenzioni di Ingemar si sono concentrate su 3 aspetti:
– la riqualificazione degli spazi industriali interni con il distanziamento delle postazioni produttive, l’acquisizione di nuovi spazi per lo stoccaggio dei manufatti e l’attivazione del lavoro da remoto per favorire il distanziamento cautelativo fra il personale;
– la definizione di accordi di licenza esclusiva con importanti Gruppi internazionali per la produzione all’estero dei manufatti galleggianti, con la progettazione esecutiva, la diretta supervisione e il contributo di forniture strategiche da parte di Ingemar;
– l’ulteriore sviluppo degli innovativi “cantieri mobili Ingemar” che, dopo le esaltanti esperienze in Kuwait e nel Golfo di La Spezia, hanno consentito di “trasferire” all’esterno dello stabilimento le produzioni più pesanti e ingombranti.
Lo sviluppo congiunto di queste modalità commerciali ed operative ha aperto nuove frontiere per l’attività del Gruppo e reso possibile contenere gli effetti delle recenti restrizioni globali ai movimenti di merci e persone, con il trasferimento delle produzioni nei luoghi di destinazione in appositi cantieri situati in spazi aperti e lontani da situazioni potenzialmente critiche.
Avete dovuto prendere decisioni difficili? E quali sono le lezioni apprese?
Lorenzo Isalberti: Le decisioni più complesse sono state quelle necessarie a garantire il distanziamento e la sicurezza dei nostri impiegati, per la maggior parte in smart-working durante le fasi più acute della pandemia, ma rientrati gradualmente ed oggi pressoché tutti presenti in azienda. Il settore produttivo ha subito rallentamenti e alcuni, pochi in effetti e per un breve periodo, sono stati inseriti nei programmi di Cassa Integrazione a tutela delle attività industriali colpite dal Covid19. Questi provvedimenti e la massima attenzione ci hanno consentito di superare il difficile impatto della prima fase pandemica e in seguito le cose si sono stabilizzate.
Come gestite lo stress e l’ansia in questo periodo di emergenza sanitaria e come proiettate, voi stessi e Ingemar nel futuro?
Lorenzo Isalberti: Nella situazione attuale è azzardato fare previsioni. Da quando è iniziata la crisi sanitaria, abbiamo visto una pervasiva incertezza nelle proiezioni macroeconomiche. Lo scorso anno, ignari di quanto sarebbe successo e sull’onda delle performance più che positive dell’azienda, avevamo implementato l’organico, rilevato un terreno per aumentare la superficie produttiva a Casale sul Sile (TV), investito sotto il profilo gestionale e in innovazione. Se il mondo non si fermerà e se la nautica seguiterà a crescere, Ingemar riprenderà rapidamente il tempo perduto con maggior slancio e migliori risorse produttive e intellettuali.
Chi sono i vostri competitor e come pensate di superare la concorrenza?
Lorenzo Isalberti: Il nostro settore è attualmente caratterizzato da pochi player nazionali e internazionali strutturati; Ingemar è leader in Italia da diversi anni e le competizioni più significative avvengono nell’area mediterranea e medio-orientale con alcuni competitors internazionali del nord Europa (soprattutto Gb e Paesi Scandinavi).
I plus che hanno sempre caratterizzato le nostre produzioni e che spesso si sono rivelati vincenti nelle competizioni internazionali sono riassumibili in:
– flessibilità produttiva e offerta qualificata a 360°: dalle strutture galleggianti, ai servizi di banchina;
– ufficio tecnico dedicato in grado di consegnare “Marina galleggianti” con forniture complete “chiavi in mano”;
– cantieri mobili originali che bypassano i problemi logistici di dislocamento e trasporto dei giganteschi manufatti;
– ventaglio di proposte articolate che offrono soluzioni diverse per la nautica, l’industria e altre attività legate all’acqua.
Link utili:
Le sue considerazioni finali su questa emergenza.
Lorenzo Isalberti: L’impatto della pandemia è percepibile ovunque, ma per fortuna avevamo già messo in atto una nuova strategia per affrontare i mercati che prevede la produzione esterna degli elementi più ingombranti, difficilmente trasportabili. Questo è avvenuto attraverso la creazione di una rete di licenziatari che, grazie ai nostri know how e assistenza, sono in grado di assicurare una produzione di qualità». «A pandemia in corso eravamo attivi negli Emirati Arabi uniti con un contratto di licenza con Overseas AST Company LLTT che si è aggiudicata un faraonico progetto per il nuovo Marina di Dubai Harbour, e in Oman, con la società Khimji Ramdas LL.C per la realizzazione di un grande porto peschereccio a Duqm, nel Sud del Paese.
Ovviamente i ritmi erano rallentati, ma non ci siamo quasi mai bloccati perché il lavoro avviene in gran parte all’aperto e il trasferimento delle necessarie istruzioni tecniche ha potuto essere fatto con il telelavoro dei tecnici incaricati della commessa.
Certo il 2020 non sarà ricordato come un anno dai grandi risultati, ma poteva andare peggio.