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Matteo Tarroni ci racconta di Workinvoice: Il primo mercato italiano per la cessione di crediti commerciali

Ci parli di lei, della sua carriera e di come nasce questa idea imprenditoriale.
Matteo Tarroni: Per oltre 20 anni ho lavorato in banche di investimento: in Mediobanca fino al 2003 e poi in Merrill Lynch Bank of America e Credit Suisse. L’ambito principale della mia attività sono state le tematiche di debito e finanziamento delle aziende, incluso l’accesso ai mercati obbligazionari (ho lavorato come responsabile del Debt Capital Market a Mediobanca e a Merrill Lynch) e la consulenza alle aziende nei rapporti con banche ed investitori. Facendo un confronto con il mercato inglese, nel 2013, ho notato che nel sistema italiano c’era un grande gap: mancava un mercato delle fatture che fosse davvero agile, snello, sicuro, con metodi di analisi avanzati, flessibile. Ho deciso di creare questo mercato con l’aiuto di Ettore Decio, Luca Spampinato e Fabio Bolognini.
Come innova Workinvoice?
Matteo Tarroni: Workinvoice è una società fintech di servizi a valore aggiunto per le imprese, che mette in contatto diretto risorse finanziarie e settore produttivo. Questo grazie a una tecnologia che permette di semplificare e snellire tutte le procedure tipiche dell’anticipo fatture bancario. Le imprese vivono così un’esperienza completamente digitale e senza intermediazioni, che permette loro di ottenere il risultato desiderato (es. l’anticipo fatture) in pochi giorni, anziché settimane. Abbiamo sviluppato il primo mercato online in Italia di invoice trading, il canale alternativo per l’anticipo fatture, attivo dal 2015. Nel 2018 abbiamo stretto una partnership industriale con il leader delle business information Cribis (gruppo Crif) e oggi siamo al centro di un ecosistema di operatori finanziari, aziende leader di filiera, società produttrici di software gestionale e infrastrutture di soluzioni per la supply chain.
In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito Workinvoice e come state affrontando questa crisi?
Matteo Tarroni: La pandemia ha certamente mescolato le carte e cambiato i piani di tutti. In Workinvoice però non ci siamo fermati e, forti di una struttura già snella e flessibile, fondata sulla tecnologia, abbiamo portato aventi la nostra attività anche da casa, quando è stato necessario, senza intoppi. Abbiamo quindi continuato quello che era il nostro piano per il 2020: trasformare la società da marketplace per i crediti commerciali a fornitore di servizi. Per questo abbiamo stretto accordi con Enel X – per dare alle imprese loro clienti la possibilità di avere un accesso agevolato al nostro marketplace, all’interno di un “Ecosistema Impresa” che fornisce loro tutta una serie di servizi digitali a valore aggiunto. Ma anche con Crif e PwC per creare il primo marketplace di crediti fiscali legati all’Ecobonus 110%. Ancora, abbiamo stretto collaborazioni con alcune delle principali società di fatturazione elettronica in Italia, nell’ottica dell’integrazione dei servizi, e ci stiamo muovendo per poter offrire soluzioni cross-border in Europa per la gestione del rischio di cambio e soluzioni di reverse factoring.
Il vostro sito Web:
Le sue considerazioni finali su questa emergenza?
Matteo Tarroni: A causa della crisi generata dalla pandemia, la liquidità è stato il tema cruciale del 2020 per le imprese. Ma come abbiamo sostenuto sin dall’inizio, abbiamo visto che la soluzione alla crisi non è necessariamente il credito bancario – almeno non da solo. E gli imprenditori ne sono sempre più consapevoli: andare alla ricerca indiscriminata di credito non è l’unica strada (o la strada giusta) da percorrere. Le imprese iniziano a capire che è necessario oggi pensare a un cambiamento dei modelli di business, investendo sul futuro.
Non a caso, le misure di contenimento della pandemia di Covid-19 hanno avuto un effetto dirompente sulla digitalizzazione delle imprese. Il Covid, seppur nella situazione drammatica che stiamo vivendo sia a livello sanitario che economico, ha accelerato un percorso iniziato già molti anni fa. E ha contribuito ad un’evoluzione del Fintech paragonabile, come portata, a ciò che successe nel 2008: una convergenza di eventi che hanno trasformato il mondo dei servizi finanziari, allora facendo nascere il fintech, oggi facendolo trasformare verso il ruolo di “partner” necessario alle istituzioni bancarie ma anche alle grandi corporate per posizionarsi in un mercato in evoluzione.
Infatti, oggi sono proprio le corporate e le istituzioni finanziarie a voler integrare le tecnologie digitali nell’offerta ai loro clienti. Un’ibridazione inevitabile: dopo 6 anni di crescita e raffinamento, anche alcune FinTech italiane hanno ormai un patrimonio tecnologico difficilmente replicabile, una notevole mole di dati, e sono pronte a raggiungere nuovi segmenti di mercato grazie alla flessibilità, rapidità e originalità dei propri processi commerciali e operativi.

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