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Intervista a Paolo Errico, CEO di SocialMeter by Maxfone: l’innovazione comincia dalle persone

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Prima di tutto, come state, lei e la sua famiglia in questa fase dell’emergenza COVID-19?
Paolo Errico : Stiamo come la maggior parte delle famiglie italiane, cioè viviamo tutti gli aspetti legati al lavoro, alla scuola e alla vita come gli altri colleghi imprenditori, ma con un po’ di ansia in più. Questo è strettamente legato al ruolo che ricopro in Confindustria, per cui ricevo ogni giorno molte informazioni che, da un lato mi permettono sì di avere una visione più ampia sull’effettivo stato di salute delle nostre aziende, ma dall’altra parte portano con sé anche parecchie ansie e preoccupazioni.
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Ci parli di lei, della sua carriera e di come nasce Maxfone?
Paolo Errico : Maxfone, più che un’idea, lo definirei un percorso imprenditoriale nato tanto tempo fa quando, insieme ad altri colleghi, abbiamo deciso di intraprendere una nuova avventura. E SocialMeter, la divisione di Big Data analysis di Maxfone, è solo la più recente delle tante iniziative create in questi ultimi venti anni.
Sicuramente non rappresenta un’esperienza unica, ma essendo il primo brevetto nazionale nel nostro settore, è la più innovativa. La passione per la tecnologia è una cosa che mi accompagna da sempre e, avendo lavorato in ambienti caratterizzati da un alto tasso di innovazione, la ricerca e lo sviluppo sono ormai elementi portanti di questo percorso.
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Come innova Maxfone?
Paolo Errico : Potrei dirvi che la nostra metodologia di analisi ha ottenuto diversi premi a livello europeo o che siamo oggetto di studio da parte di istituti di ricerca internazionali, oppure che abbiamo sviluppato algoritmi unici e distintivi. Ma la verità è che la nostra azienda innova soprattutto perché le sue persone sono spinte dalla curiosità, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da imparare e raccontare.
A livello concreto investiamo annualmente oltre il 10% degli introiti in R&S, instauriamo e manteniamo relazioni con atenei e realizziamo progetti congiunti insieme ai clienti che hanno l’ambizione di innovarsi.
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In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito Maxfone e come state affrontando questa crisi?
Paolo Errico : Durante il lockdown abbiamo avuto la fortuna di poter continuare ad operare senza mettere nessuno in cassa integrazione, ma per contro siamo stati costretti a riconvertire le nostre attività in modalità telelavoro. In questo la specificità del nostro business ci è stata d’aiuto perché ci ha permesso velocizzare la conversione.
Diciamo che la pandemia ha impattato su di noi in modo indiretto: l’emergenza ha colpito molti dei nostri clienti, che a loro volta hanno dovuto effettuare dei tagli sugli investimenti.
Noi ci siamo adeguati con navigazione a vista, ovvero gestendo gli eventi giorno per giorno: oggi, e più in generale nei momenti di incertezza, la vita dell’azienda va gestita in micro momenti.
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Avete dovuto prendere decisioni difficili? E quali sono le lezioni apprese?
Paolo Errico : Decisioni difficili, soprattutto per quanto riguarda le ricadute sulle persone, per fortuna no. Poi, siamo talmente abituati a fare una guerra di trincea per cui, più che apprendere lezioni, abbiamo ottenuto delle conferme su tutta una serie di tendenze che intuivamo già sarebbero arrivate, l’unica differenza è che ora si sono accelerate in modo esponenziale.
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Come gestire lo stress e l’ansia in questo periodo di emergenza sanitaria e come vi proiettate, voi stessi e Maxfone nel futuro?
Paolo Errico : Lo stress si gestisce svegliandosi la mattina verso le 4:30 e, paradossalmente, cominciando a pensare per cercare soluzioni. Si alternano momenti di entusiasmo a momenti di preoccupazione, ma sempre con positività, avendo la consapevolezza che questa è una situazione passeggera. E si concluderà.
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Chi sono i vostri competitor e come pensate di superare la concorrenza?
Paolo Errico : I nostri competitor sono tutti coloro che vendono commodity, invece noi vendiamo delle risposte, vendiamo ciò che il nostro brand rappresenta, noi stessi, il perché lavoriamo in un determinato modo. Ci sentiamo un po’ come Pagani Zonda, i piccoli costruttori di auto d’eccellenza noti per lo più agli intenditori, che competono contro Ferrari e Lamborghini; l’unica differenza è che noi competiamo nel campo della Big Data analysis. Come in Zonda ogni componente è curata nei minimi dettagli (persino gli interruttori sono fatti a mano), così anche da noi un lavoro non esce sul mercato se non è perfetto e unico al 100%. Mentre gli altri vendono cose standard, noi vendiamo anche il valore delle nostre persone.
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Le sue considerazioni finali su questa emergenza?
Paolo Errico : Ne usciremo profondamente cambiati.
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