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Abbiamo intervistato Riccardo Tripepi della Trimatech: L’innovazione degli ausili per persone con disabilità
Prima di tutto, come state, lei e la sua famiglia in questa fase 3 dell’emergenza COVID-19?
Riccardo Tripepi: Bene grazie, la vita, seppur con qualche accorgimento, sta tornando alla normalità.
Ci parli di lei, della sua carriera e di come nasce questa idea imprenditoriale.
Riccardo Tripepi: L’idea è nata quando ho conosciuto Federica, mia futura moglie. Federica è la sorella di Alessandro, un ragazzo affetto da tetra-paresi spastica: è stato proprio lui ad ispirare il progetto di una sedia a rotelle elettronica dotata di particolarità che la distinguevano dagli altri modelli presenti sul mercato. Infatti questa sedia aiuterebbe il disabile e chi lo assiste a raggiungere i sanitari in autonomia.
Come innova Trimatech?
Riccardo Tripepi: Abbiamo l’ambizione di rinnovare gli ausili per persone con disabilità per aumentare la loro autonomia e indipendenza.
In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito la Trimatech e come state affrontando questa crisi?
Riccardo Tripepi: Per fortuna la fase di progettazione è il core della nostra attività, perciò siamo riusciti a sfruttare lo smartworking senza troppi rallentamenti.
Avete dovuto prendere decisioni difficili ? E quali sono le lezioni apprese?
Riccardo Tripepi: Essendo una realtà molto piccola non abbiamo avuto molta scelta smartworking e ridurre al massimo i costi fissi…
Come gestite lo stress e l’ansia in questa fase 3 dell’emergenza e come proiettate, voi stessi e la Trimatech nel futuro?
Riccardo Tripepi: Procediamo come sempre facendo programmi a breve-medio periodo. Ora l’obbiettivo è terminare il prototipo della nostra carrozzina e cominciare a testarlo con gli utilizzatori.
Chi sono i vostri competitor e come pensate di superare la concorrenza?
Riccardo Tripepi: I nostri competitor sono produttori di carrozzine medio grandi, cercheremo di rimanere il più agili possibili. Non escludiamo delle partnership con loro.
Le sue considerazioni finali su questa emergenza?
Riccardo Tripepi: Beh sono un po’ senza parole, una tragedia che rimarrà nella storia. Mia moglie è medico in un ospedale di Bergamo e attraverso i suoi occhi ho percepito cose sconvolgenti che chi non è in prima linea non può neanche immaginare. Quello che possiamo fare è vedere il bicchiere mezzo pieno (forse un quarto) e sfruttare il fatto che siamo stati costretti a cambiare delle abitudini per migliorarci, nelle crisi si nascondono sempre delle opportunità.