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Ecco We Wyde: Learning organization per fare, progettare e pensare
Prima di tutto, come state, voi e la vostra famiglia in questa fase dell’emergenza COVID-19?
Team: Le preoccupazioni non mancano, ma stiamo tutti bene. Durante l’emergenza COVID-19 non sono mancati gli scambi di e-mail tra Wyders (così chiamiamo i membri della nostra comunità), durante i quali abbiamo condiviso riflessioni, emozioni, racconti, spunti di riflessione. Anche se alcuni di noi si sono ritrovati a sperimentare un po’ di solitudine all’interno di spazi alle volte angusti e claustrofobici, l’appartenenza a questa grande e bella comunità è riuscita spesso a scaldarci e a non farci sentire del tutto soli e smarriti. Chiusi nelle nostre stanze, riuscivamo a sentire che là fuori da qualche parte, qualcuno continuava a lavorare insieme a noi immaginando il futuro. Poi, la nascita del piccolo Alessandro Sol, il figlio di Gregorio, durante la pandemia ha portato una ventata di freschezza e vitalità che per un attimo ci ha fatto scordare le tristi vicende.
Parlateci della vostra carriera e di come nasce questa idea imprenditoriale.
Team: Wyde nasce 3 anni fa. L’idea che abbiamo cercato di realizzare era quella di una scuola per imparare a fare, pensare e progettare. Eravamo più che mai convinti che non ci fosse più bisogno di scuole di business ma di scuole di pensiero. Luoghi in cui fare incontrare persone e imprese che come noi accettassero la sfida più intima e ribelle: cambiare, trasformarsi sognando insieme il proprio futuro fuori dagli schemi convenzionali, dalle gerarchie, dai meccanismi consolidati che troppo spesso abitano la nostra società.
Con Gregorio ci siamo conosciuti 10 anni fa in una Business School: lui palermitano, io friulana. Due terre lontane che in qualche modo riflettono i nostri diversi temperamenti personali. E proprio attraverso questa diversità, che è sinonimo di ricchezza e apertura, abbiamo plasmato l’anima di Wyde, attingendo a ciò che a ciascuno di noi mancava per dare vita alla combinazione vincente.
Come innova We Wyde?
Team: Anche se non amiamo molto le categorizzazioni che tendono ad essere esclusive, la nostra azienda può essere definita a tutti gli effetti una learning organization, ossia un’azienda che ha nel suo dna la capacità intrinseca di autorigenerarsi attraverso la condivisione e la creazione continua di conoscenza. Tutto ciò è possibile grazie al prezioso contributo dei nostri Wyders e della nostra Community, di cui fanno parte anche i nostri clienti, senza i quali non ci sarebbe Wyde. Questi ultimi, in particolare, rappresentano la vera fonte di innovazione, poiché molte delle trasformazioni che proponiamo rispondono, in primis, ad una serie di sfide che periodicamente discutiamo nella nostra comunità. Lo facciamo ponendo la questione al centro del tavolo e attivando uno scambio fertile e connettivo di esperienze, percezioni e intuizioni. La nostra è una comunità molto eterogenea formata da persone provenienti da aree diverse del sapere: Wyde è il luogo entro cui la conoscenza del business e del management, lo sviluppo personale e organizzativo, il teatro, l’arte culinaria, la chimica, la filosofia e l’antropologia, la biologia e tante altre discipline trovano spazio d’espressione e si abbracciano dando vita a qualcosa di unico. Penso sia questa la vera forza di Wyde e ciò che, fin dall’inizio, ci permette di pensare fuori dagli schemi.
In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito We Wyde e come state affrontando questa crisi?
Team: Occupandoci noi di formazione aziendale ed utilizzando metodologie molto esperienziali, ci siamo improvvisamente trovati a non poter più erogare i nostri corsi in presenza all’interno dell’aula. Di conseguenza, i corsi in partenza sono stati sospesi e abbiamo dovuto immediatamente progettare nuove modalità di fruizione. Ci siamo subito attivati per digitalizzare il più possibile i contenuti e abbiamo provato ad immaginare nuove aule virtuali e attività coinvolgenti che potessero restituirci, in parte, la dimensione relazionale che stava venendo meno in seguito alle disposizioni ministeriali. Ammetto che l’emergenza COVID-19 abbia segnato in maniera profonda il nostro modo di lavorare, ma mi sento di dire che questa perturbazione ha dato una forte accelerata a molti progetti che erano in incubazione e ha rappresentato un momento di florida creatività da parte di tutti. Sono molte le iniziative nate nel corso delle nostre zoom: le conversazioni necessarie, il nostro programma leading on four levels, la nostra wydeletter Bloom sono solo alcune di queste.
Avete dovuto prendere decisioni difficili? E quali sono le lezioni apprese?
Team: Poco prima della pandemia avevamo deciso di partecipare ad un bando per l’assegnazione di una struttura a Macerata. Poi, la pandemia e l’inaspettata vittoria del bando. Certo, decidere di lanciarci ugualmente in questa avventura non è stato facile, ma alla fine abbiamo scelto di investire le nostre energie in un progetto che entrambi credevamo avere molte potenzialità. È stato difficile ma alla fine, unendo le forze e grazie al sostegno di realtà locali, abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio e tra poco l’Innovation Playground di Macerata presso il MATT diventerà un coworking e uno spazio di aggregazione fondato sulle direttive della circolarità e della digitalizzazione, pronto ad accogliere giovani e imprese desiderosi di abitare la nuova casa dell’innovazione Wyde e ricco di iniziative e progetti tutti ancora da costruire.
Come gestite lo stress e l’ansia in questo periodo di emergenza sanitaria e come proiettate, voi stessi e We Wyde nel futuro?
Team: Ansia e stress sono inevitabili di fronte a certe situazioni e ciascuno di noi le affronta come meglio crede. Alcuni di noi hanno provato a scrivere e condividere con gli altri ciò che stavano vivendo e sentendo, altri hanno provato a dare suggerimenti su ciò che stavano sperimentando e stava funzionando. Noi, come azienda, abbiamo provato ad offrire il nostro supporto nell’unico modo che conoscevamo. È nata così l’idea di progettare un breve corso a sostegno dei genitori in smartworking, poi un wydecast su Spotify sulla gestione delle emozioni, abbiamo ampliato e integrato in nostro corso sulla Mindfulness, ecc… Internamente, allo scambio di e-mail abbiamo, poco per volta, sostituito una Wyde Tea Room pomeridiana, per concludere la giornata sorseggiando una tazza di tè e avere la possibilità di chiacchierare con i colleghi come di fronte alla macchinetta del caffè. A livello gestionale, per quel che riguarda il nostro team, solo la pratica e il feedback continuo hanno potuto suggerirci come meglio procedere e, dopo poco tempo, abbiamo potuto assestare il nostro modo di lavorare e collaborare, concedendoci più autonomia e fissando allineamenti periodici sempre più calendarizzati. Certamente, questa emergenza ha dato un forte impulso ad alcuni processi, confermando ciò che già sapevamo e facevamo fatica ad abbandonare. Oggi, ci sembra quasi del tutto normale che i nostri dipendenti scelgano di lavorare da casa con orari flessibili, senza che questo incida negativamente sulla performance.
Chi sono i vostri competitor e come pensate di superare la concorrenza?
Team: Il mercato è attraversato da alcune dinamiche. In particolare è sviluppato e strutturato, con aree in via di commoditizzazione. Per esempio, la formazione sulle social skills e sul project management (cd. “basic” skills) è proposta anche da società di consulenza e singoli professionisti, che competono sul prezzo, a volte con gare al ribasso. Vi sono punte di specializzazione e differenziazione vendute da “guru” internazionali a premium price anche molto alti. L’innovazione non risulta particolarmente sviluppata e negli ultimi anni ha maggiormente riguardato il metodo di erogazione, alla ricerca di soluzioni sempre più attrattive (es. outdoor, teatro, musica, arte, etc.) più che i contenuti. Noi abbiamo cercato di lavorare sia sui contenuti che sull’approccio e questo ci è stato riconosciuto perché lo scorso anno abbiamo vinto il premio come Miglior Prodotto Formativo per il nostro progetto Innovation Playground riconosciuto dalla Casa Editrice Este e dalla sua rivista Persone e Conoscenze.
Le sue considerazioni finali su questa emergenza?
Team: Credo che tutti possano condividere quanto segue: tornare ad una situazione pre-COVID19 è impensabile. Una grande trasformazione è cominciata e continuerà ancora a lungo, portando con sé tante nuove novità. Il futuro non è qualcosa di dato, ma qualcosa che di volta in volta è possibile immaginare e costruire. Per ora, la nostra sensazione è che, per quel che riguarda il settore della formazione, la maggior parte dei contenuti “teorici” continueranno ad essere erogati in modalità asincrona, concedendo al partecipante la possibilità di tornare sulle registrazioni, seguire comodamente da casa e dall’ufficio i corsi, ecc… Accanto a ciò, le aule diventeranno dei veri e propri laboratori in cui l’esperienza e l’apprendimento relazionale tra pari vengono valorizzati ed è possibile mettere in pratica e sperimentare una serie di contenuti che, nel frattempo, hanno avuto il tempo di decantare.
Link Utili:
Sito: https://wyde.it/