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Antonio Idà, CEO di Spireat: Il superfood e l’economia circolare

Prima di tutto, come state, lei e la sua famiglia in questa fase dell’emergenza COVID-19?
Antonio Idà: Io ed il mio team ed anche la mia famiglia stiamo tutti bene per fortuna.
Ci parli di lei, della sua carriera e di come nasce questa idea imprenditoriale.
Antonio Idà: Sono Antonio Idà, di formazione sono un biologo con specializzazione e dottorato di ricerca in produzione e valorizzazione sulle microalghe, dopo anni passati in accademia ho deciso di lanciare la nostra start-up Algaria con l’obiettivo di portare sul mercato le microalghe come fonte di proteine sostenibili e valorizzandone gli effetti benefici riconosciuti delle stesse lo abbiamo fatto seguendo fin dal principio con una logica di economia circolare.
Come innova Spireat?
Antonio Idà: Sia io che i miei soci abbiamo una forte propensione alla ricerca applicata da cui nascono le innovazioni, all’inizio della nostra esperienza abbiamo progettato e realizzato un’impianto di microalghe che sfruttasse il calore disperso di un’impianto di biogas per mantenere una serra a temperatura controllata e permettere la produzione di spirulina anche nei periodi invernali mantenendo i 35 gradi termici che permettono le migliori condizioni di produzione per questa alga e recuperando circa 3000 MJ termici l’anno.
Non ci siamo fermati qui ed abbiamo sviluppato una tecnologia brevettata (cella bioelettrochimica microbica) che permette di recuperare da sottoprodotti dell’industria alimentare, i minerali che vi sono intrappolati, per sostenere la crescita delle nostre microalghe dandogli quindi un secondo valore e rispettando appieno la normativa biologica di produzione delle microalghe.
In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito Spireat e come state affrontando questa crisi?
Antonio Idà: La pandemia ha colpito duro anche noi, in quanto i nostri clienti industriali hanno preferito giocare in difesa e procrastinando o annullando i lavori in corso di sviluppo. Le attività di sales in questo mercato hanno subito uno stop importante in quanto non riuscivamo a raggiungere nuovi prospect. Abbiamo tenuto duro e certo una sponda nel e-commerce canale che abbiamo curato sin dall’inizio dell’anno e che ha dato dei risultati inattesi.
Avete dovuto prendere decisioni difficili ? E quali sono le lezioni apprese?
Antonio Idà: Abbiamo dovuto stringere i denti e accettare le conseguenze delle porte chiuse virtualmente in faccia, rimboccarci le mani e studiare le dinamiche del commercio digitale, ed il periodo ci ha lasciato il tempo di apprendere ed applicare e sperimentare.
Come gestite lo stress e l’ansia in questo periodo di emergenza sanitaria e come proiettate, voi stessi e Spireat nel futuro?
Antonio Idà: Ne siamo usciti provati ma con molta carica per riprendere con le dovute precauzioni, la produzione non si è mai fermata e contingentavamo le risorse umane presenti in impianto di produzione, abbiamo dovuto studiare tutti i decreti, le regole, e le necessità dettati dal virus e rimodulato i processi di conseguenza, per fortuna la nostra realtà ha un team molto dinamico che si è adattato subito ed ha risposto con prontezza e grinta alle sfide.
Chi sono i vostri competitor e come pensate di superare la concorrenza?
Antonio Idà: I nostri competitor sono per lo più i produttori del FarEast che entrano sul mercato con prodotti a basso dovuto sicuramente ad un basso costo del lavoro, e parametri di controllo che non sono quelli Europei molto stringenti, la nostra arma è sicuramente la comunicazione dei nostri valori e la capacità di offrire un servizio di accompagnamento all’industria che vuole usare il nostro prodotto come ingrediente funzionale, con una proposta di valore di tacciabilità competenza e certificazione.
Le sue considerazioni finali su questa emergenza?
Antonio Idà: È indicativo il fatto che una teenager abbia sollevato in tempi non sospetti la nostra debolezza in ambito ambientale, ma il covid ne ha sottolineato i tratti con una violenza inaspettata, spero che le considerazioni che si potranno fare, siano rispetto ad una nuova coscienza collettiva verso uno stile di vita più sostenibile e in conseguenza più sano.
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