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Renato Brignone, fondatore di Tompoma : “Da ogni esperienza si può e si deve imparare”.
La nostra intervista a Renato Brignone, fondatore di Tompoma, la stampella rivoluzionaria, resistente, leggera e con una forma innovativa.
Prima di tutto, come state, lei e la sua famiglia in questo periodo di emergenza COVID-19?
“Noi stiamo bene, grazie, siamo in un piccolo Comune (Verbania) che anche se è capoluogo di provincia ha solo 33’000 abitanti, i nostri disagi sono stati tutto sommato contenuti pensando ad altre realtà”.
Ci parli di lei, della sua carriera e di come nasce questa idea imprenditoriale ?
“Mi chiamo Renato Brignone , ho 49 anni e in verità, il progetto Tompoma, non è la mia prima idea imprenditoriale. Ho sempre avuto il desiderio che ciò che facessi aumentasse la qualità della vita delle persone. Mi sono occupato per molti anni di cooperazione sociale, ho fondato anche una cooperativa che si occupava di ‘turismo accessibile’ in tempi in cui ne parlavano in pochi. La vita poi, nella sua imprevedibilità, mi ha ‘scombussolato’ più volte i piani. Un giorno , con l’aiuto di mia moglie Elisabetta (architetto) , in una serata serena (ricordo era una birreria) è arrivata l’idea: un nuovo tipo di stampella, più efficace, performante , comoda e bella… e da quella sera di 10 anni fa quell’idea è maturata fino a diventare start up”.
Come innova la vostra azienda?
“Introduce il concetto di qualità in un settore che ne era privo o quasi. Le stampelle ortopediche sono sempre state considerate un ausilio “cheap” , la qualità per questo ausilio è sempre stata considerata come il semplice rispetto delle normative. La nostra azienda conferisce dignità ad un oggetto molto sottovalutato e ne aumenta significativamente le performance , conferendo dignità anche ad elementi ad oggi non considerati per questo importante ausilio , come il design”.
In che modo la pandemia da COVID-19 colpisce la vostra attività e come state affrontando questa crisi?
“La nostra è ancora una azienda molto piccola, anche se ha del potenziale enorme. Il mercato ha subito un ovvio rallentamento, abbiamo usato questo tempo per progettare nuove modalità di assemblaggio e lavorazione, per proporci a investitori dalle vedute ampie e devo dire che l’atteggiamento di guardare lontano e proporsi con idee di lungo periodo inizia a dare i suoi frutti”.
Avete dovuto fare delle scelte difficili in questa situazione di emergenza ? E quali sono le lezioni apprese?
“Le scelte che abbiamo dovuto compiere erano scelte obbligate, ma probabilmente senza la crisi globale avremmo approcciato alle stesse decisioni con uno spirito diverso. La lezione più importante credo che sia la stessa per tutti quelli che approcciano al mercato con spirito imprenditoriale: si lavora per un futuro migliore. In periodo di Covid, questa ‘lezione’ che se vogliamo è un po’ banale, ha acquisito una forza sorprendente , e ci ha consentito di sviluppare alcuni progetti che credo vedranno la luce in tempi relativamente brevi”.
Come gestite lo stress e l’ansia in questo periodo e come vi proiettate, voi stessi e la vostra azienda nel futuro?
“Anche qui rischio di dire una banalità, ma lo stress io lo combatto concentrandomi sulle cose veramente importanti, ovvero gli affetti, e una sana passeggiata in montagna (ora che è possibile) , sicuramente trovando degli spazi per staccare completamente la spina dal lavoro. Se sai dare il giusto peso alle cose , ogni cosa è importante (nel suo contesto) e ogni fallimento si può e si deve superare perché non è niente di più di una lezione”.
Chi sono i vostri competitor e come pensate di superare la concorrenza?
“Chiunque produce stampelle è un competitor, ma in realtà nessuno ha la qualità che abbiamo noi. Il tempo ci dirà se il mercato premierà loro o noi, la differenza può sembrare lessicale, ma a me piace dire che la concorrenza vende prodotti che hanno un prezzo, noi prodotti che hanno un valore … Ovviamente lavoriamo affinché sia possibile ridurre i costi a parità di valore, ma per mia intima deformazione personale, non abbiamo questo approccio per guadagnare banalmente fette di mercato, ma perché ritengo profondamente corretto che il maggior numero di persone possibile possa permettersi, se ne ha bisogno, un prodotto di ‘VALORE’, i prodotti Tompoma”.
Le sue considerazioni finali su questa emergenza?
“Noi siamo responsabili , il nostro approccio alle cose, all’ambiente, alla produzione, alle relazioni crea i contesti in cui operiamo e viviamo. Ho usato il tempo per capire più profondamente quanto valore abbia il tempo, non ho intenzione di sprecare le occasioni che avrò sul mio cammino, a cominciare dal lavoro che svolgo”.
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