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Fabio Bin ci parla di WeRoad: Viaggi di gruppo on the road

Come state, lei e la sua famiglia?
Fabio Bin: Penso sia stato, e continui ad essere un periodo duro per tutti. Sia per chi ha vissuto più da vicino le conseguenze del virus sia per gli effetti psicologici che la situazione sta generando. Fortunatamente la mia famiglia e i miei amici stanno tutti bene. Quello che temo di più è invece la sottovalutazione, anche nella narrativa pubblica, degli effetti economici e sociali. Ogni volta che vedo negozi e bar attorno al nostro ufficio chiusi mi chiedo: e queste persone come faranno ora?
Ci parli di lei, della sua carriera e di come nasce questa idea imprenditoriale.
Fabio Bin: Amo spesso dire che sono la persona che fa alzare l’età media del team di WeRoad (che è di 29 anni) e sono quello che una vita professionale precedente alle spalle. Ho lavorato per molti anni nell’editoria occupandomi sempre di marketing, pubblicità e prodotto digitale ma, per quanto amassi quel settore, da un lato lo vedevo incapace di rinnovarsi da dentro, dall’altro sentivo sempre più stretto il mondo delle grandi aziende così ho fatto qualche esperienza nel mondo startup dove ho conosciuto Paolo De Nadai lavorando con lui nel gruppo OneDay per un paio d’anni. Dopo una breve esperienza in un’altra startup avevo deciso di prendere un periodo sabbatico ma ho invece reincontrato Paolo che mi ha raccontato l’idea di WeRoad e mi ha chiesto di dargli una mano. Sviluppare un progetto completamente da zero mi ha permesso di mettere a frutto tutta l’esperienza degli anni precedenti ma senza i vincoli e la legacy che ti imbrigliano in aziende già avviate. Abbiamo costruito il brand e la piattaforma in tempi record e ho pensato che quello fosse uno dei momenti professionali più belli della mia vita, ma era niente al confronto di quello che ci sarebbe stato poi: non solo un business ma un progetto condiviso da un team con una Cultura straordinaria e con l’idea di avere -davvero- un impatto.
Come innova WeRoad?
Fabio Bin: WeRoad è un’azienda che non sta mai ferma. Non ci riusciamo proprio. A volte ammetto che possiamo sembrare anche un po’ “tarantolati”. Nel nostro DNA c’è una forte velocità di execution a tutti livelli. Che si tratti di lanciare nuovi itinerari di viaggio, nuove linee di prodotto, nuovi prodotti di viaggio tout court, che si tratti di marketing o di innovazione delle nostre piattaforme e dei nostri processi, l’innovazione è davvero su base quotidiana. Credo sia parte anche del percorso che abbiamo fatto. Nei primissimi anni dovevamo costruire, quindi l’innovazione è stata parte di quella fase. Poi sono aumentati i volumi e abbiamo dovuto demolire e ricostruire, adattare, e inventare nuovi processi. Poi ancora abbiamo dovuto prepararci alla scale-up e lavorare sulla macchina anche da un punto di vista di ottimizzazione. C’è poi anche un altro fattore: in WeRoad facciamo tutto in house. I nostri tre pillar sono il Tour Operating (creiamo noi i nostri prodotti di viaggio), la Tecnologia con le nostre piattaforme proprietarie (sia per il direct to consumer per che il sourcing), e la Community, sia quella dei WeRoaders che dei Coordinatori. Sono tre pilastri vivi e viventi e come tali evolvono ogni giorno.
In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito WeRoad e come state affrontando questa crisi?
Fabio Bin: Onestamente credo che quando tutto questo sarà finito, forse WeRoad passerà alla storia come un caso abbastanza unico nell’industry del travel. A differenza di come hanno fatto altri (e di come molti ci hanno suggerito) non abbiamo pensato di ibernare la macchina in attesa che il Lungo Inverno del Covid passasse. Abbiamo da subito lavorato sul contenimento dei costi, questo sì. Guadagnare mesi di vita è stato fondamentale, ma poi subito ci siamo messi a dialogare con i nostri clienti e con i nostri follower inventandoci davvero di tutto per coinvolgerli mentre non si poteva viaggiare (dalle live class di cucina e yoga alla nostalgia dei viaggi passati). Pensate che nel Q3 2020 l’account Instagram di WeRoad secondo Socialbakers è stato il miglior account a livello wordlwide nel segmento travel con il podio dei tre migliori post per engagement nella region Southern Europe.
Sul fronte delle operations abbiamo riconvertito a tempo di record la nostra offerta di viaggi a lungo raggio in un’offerta domestica. Ai 100 itinerari di viaggio a lungo raggio disponibili a marzo 2020 ne abbiamo aggiunti altri 60 solo in Italia, cosa che ha pagato con un’estate 2020 eccezionale. La situazione ora è però di nuovo molto difficile e ciò che è di maggiore freno al business è sicuramente la limitazione agli spostamenti tra Stati, la poca chiarezza e soprattutto l’incertezza che ne consegue. Da mesi stiamo facendo attività di sensibilizzazione affinché si possano creare dei corridoi turistici sicuri. Non è un problema solo di WeRoad, tutta l’industry del turismo, sia domestico che internazionale è a rischio.
Avete dovuto prendere decisioni difficili? E quali sono le lezioni apprese?
Fabio Bin: Certo, come molti operatori nel nostro settore ma anche in altri come l’hospitality e in genere i servizi al pubblico, abbiamo dovuto fare delle scelte forti e radicali che ci potessero consentire di sopravvivere. Direi che ci siamo portati a casa almeno tre insegnamenti: il primo è che bisogna agire molto rapidamente e, qualunque sia il corso d’azione preso, essere pronti a rispondere in maniera reattiva al mutamento delle condizioni. Il secondo: evitare di stare alla finestra e anche quando questa sembra l’unica possibilità. Il terzo- e più importante – essere trasparenti a 360 gradi, prima di tutto con il proprio team ma anche con i propri clienti, raccontando anche giorno per giorno le scelte che si fanno e gli effetti che ci si aspetta.
Come gestite lo stress e l’ansia in questo periodo di emergenza sanitaria e come proiettate, voi stessi e WeRoad nel futuro?
Fabio Bin: Credo che da questa crisi in avanti, il mondo del travel ne uscirà molto diverso. Da un lato penso che gli effetti psicologici, dopo che economici, di questa situazione lasceranno segni profondi nelle persone e si creerà un senso di incertezza destinato a protrarsi nel tempo. Dall’altro mi aspetto anche un effetto di rimbalzo molto positivo. Ad un certo punto le persone -o almeno larga parte- vorranno a tornare a viaggiare: è come se ogni giorno che passa stessimo tirando l’elastico di una fionda, e quando lo rilasceremo la forza sprigionata sarà enorme. Ecco come azienda credo che, forti anche dell’esserci fatti le ossa in questo anno, dovremo essere molto bravi a gestire ogni tipo di incertezza con grande reattività e proattività.
Chi sono i vostri competitor e come pensate di superare la concorrenza?
Fabio Bin: In Italia c’è uno storico player, una specie di incumbent, apripista nel segmento dei viaggi di gruppo anche se con un modello e un target diverso dal nostro e più ampio sul fronte dell’età a differenza di WeRoad che è invece nata con il target dei Millennial in testa.
Da qualche anno abbiamo poi visto il fiorire di molti piccoli player, alcuni ispirati al nostro modello, altri nati dalle esperienze di alcuni travel influencer. Crediamo sia un segno di vitalità del segmento. In Europa ci sono situazioni diverse con mercati più o meno evoluti: già dallo scorso anno siamo presenti in Spagna e tra qualche mese saremo anche sul mercato inglese. In UK ad esempio qualche mese fa Flashpack, un innovativo player per viaggi di gruppo, ha chiuso i battenti come conseguenza della crisi. Credo che il lavoro che siamo riusciti a fare con WeRoad, sopravvivendo a questa lunghissima tempesta, rinnovando completamente la nostra offerta e riuscendo di conseguenza a far viaggiare le persone anche quest’anno così cruciale, siano la dimostrazione che il nostro modello e soprattutto il nostro modo di lavorare e fare impresa ci faranno non solo restare in gioco ma probabilmente ci consentiranno di diventarne i leader, e non solo in Italia.
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